Emanuel De Merode (classe 1970)
è un Principe belga, antropologo, ambientalista e pilota che lotta da anni contro il bracconaggio in Africa.
Il 1 ° agosto 2008 è stato nominato Direttore del Parco Nazionale Virunga dal governo congolese. Dopo aver giurato fedeltà alla bandiera congolese, è diventato cittadino e anche l'unico straniero ad esercitare poteri giudiziari nella guerra della nazione africana centrale.
Ora vive presso la sede del parco a Rumangabo, al confine con il settore gorilla di montagna del parco. 680 rangers del parco sono sotto la sua direzione e la gran parte del suo lavoro è focalizzato sulla protezione eccezionale fauna del parco, che comprendono una popolazione estremamente importante di mountain gorilla, elefanti, okapi e scimpanzé.
Un suo grande merito è stato quello di mediare un accordo tra il governo congolese e leader ribelle Laurent Nkunda per risparmiare il settore gorilla di montagna del parco dalla furia della guerra civile in corso e per consentire ai rangers il pattugliamento in territorio ribelle.
Negli ultimi 20 anni, più di 150 ranger sono stati uccisi durante il proprio lavoro nel Parco Nazionale Virunga. Undici morti in soli primi sette mesi del 2011. Il progetto Ranger's found è stato avviato per fornire supporto alle vedove e figli di rangers uccisi nella linea del dovere.
Il 15 aprile 2014 Emmanuel de Merode è rimasto gravemente ferito da uomini armati non identificati durante un agguato sulla strada tra Goma e Rumangabo . E 'stato colpito più volte al petto ma è sopravvissuto ed è stato in grado di lasciare la scena dell'attacco, con l'aiuto dei residenti locali.
Un'inchiesta legale sui motivi e l'identità degli aggressori è stata intrapresa da parte delle autorità congolesi. I rapporti hanno citato vari sospetti, compresi i commercianti di carbone e le
persone associate a SOCO internazionale , una compagnia
petrolifera britannica che avrebbe tentato l'esplorazione illegale di petrolio nel parco nazionale.
Il 22 maggio 2014 è tornato al Parco Virunga per riprendere le sue funzioni di Direttore del Parco.
Jane Goodall (classe 1934)
È nota soprattutto per la sua ricerca (durata 40 anni) sulla vita sociale e familiare degli scimpanzé. Dirige l'organizzazione Jane Goodall Institute, che si occupa dello studio e della protezione dei primati in diverse zone del mondo
La Goodall è una fervente sostenitrice di cause ambientaliste e umanitarie, ed è vegetariana. Per il suo impegno scientifico, politico e sociale, ha ricevuto molte onorificenze, incluse la Medaglia della Tanzania, il prestigioso Premio di Kyoto, la Medaglia Benjamin Franklin per le scienze della vita, e il Premio Gandhi-King per la nonviolenza. Nell'aprile del 2002, Kofi Annan l'ha nominata Messaggero di Pace delle Nazioni Unite.
Nel 2011 è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Nel 1977, Goodall fondò il Jane Goodall Institute (JGI), un'organizzazione che si occupa sia dello studio che della protezione degli scimpanzé. Il JGI dispone di 19 uffici dislocati in diversi
Paesi del mondo e mette in pratica programmi di sviluppo e di protezione dell'ambiente in diverse zone dell'Africa. Oggi, Goodall dedica praticamente tutto il proprio tempo a difendere la causa degli scimpanzé, ed è stata fra gli ideatori del Progetto Grandi Scimmie
Antropomorfe che mira a ottenere per i grandi primati un certo
numero di diritti fondamentali riconosciuti
a livello internazionale.
Paul Watson (classe 1950)
è un attivista e ambientalista canadese, fondatore e presidente di Sea Shepherd Conservation Society, un'organizzazione dedita alla difesa e alla conservazione delle risorse e della fauna marina.
Capitan Watson ha preso parte ad una protesta del Sierra Club contro i test nucleari nel 1969. È stato uno dei soci fondatori di Greenpeace, inizialmente come skipper e più tardi è divenuto un membro del consiglio. Watson sosteneva una strategia di azione diretta che entrava in netto contrasto con l'interpretazione di nonviolenza di Greenpeace. Per questo motivo viene estromesso dal consiglio nel 1977 e successivamente lascia l'organizzazione. Nello stesso anno fonda la Sea Shepherd Conservation Society.
Nel 2000 il Time lo nomina uno degli eroi dell'ambientalismo del XX secolo, nel 2008 è stato nominato dal The Guardian come una delle "50 persone che potrebbero salvare il pianeta" per il lavoro di Sea Shepherd e attualmente risulta uno dei maggiori esponenti del movimento per l'ambiente e per i diritti degli animali nel mondo.
Fra le sue prodezze, l'affondamento di 10 baleniere dal 1979 ad oggi.
Gerard Roso è un geologo francese che da 30 anni scava pozzi in tutte le zone aride dell'Africa per dare accesso a tutti all'acqua pulita. Ma scavare e trovare l'acqua non basta, bisogna istruire la popolazione alla manutenzione delle pompe dei pozzi per questo, uno dei nostri obbiettivi sarà proprio quello di mantenere le pompe attive e funzionanti.
Una personalità radiosa che ha dedicato la sua vita alla conservazione delle risorse naturali del suo paese.
Eletto dal quotidiano "il mondo", come uno dei 100 ambientalisti più attivi del pianeta , crea la prima riserva marina protetta del paese, con l'aiuto e il sostegno delle popolazioni locali.
Inoltre rimboschimento le mangrovie e per raggiungere questo obiettivo, ha mobilitato migliaia di senegalesi che, con lui, piantato più di 30 milioni di alberi di mangrovie nel 2009 ...
Il suo obiettivo per il 2010: piantare 100 milioni di mangrovie - una prima nel mondo! -. Con l'aiuto di centinaia di villaggi in Casamance Per convincere la gente della utilità di prezioso mangrovie e gira il Paese con un cinema-camion che progetta ogni sera in una città diversa di un film che spiega i vantaggi per l'ambiente e i benefici economici di questo ecosistema minacciato.
"Il mondo intero sta parlando troppo, allora dobbiamo agire", Haidar El Ali ripetuto notare i primi effetti del riscaldamento globale lungo le coste e dei danni causati da eccesso di pesca industriale .
Come ex sommozzatore professionista, Haidar El Ali è anche combattendo contro la pesca eccessiva . Pescherecci stranieri svuotano infatti gradualmente le zone di pesca senegalesi e provocando un decremento netto delle risorse ittiche.
La pesca, che è uno dei primi settori economici del paese sta vivendo una grave crisi, costringendo molti pescatori costieri a migrare verso Dakar o di imbarcarsi in canoe di fortuna verso l'Europa.
Haidar El Ali e imposta nei principali porti del Paese una nuova organizzazione delle attività di pesca attraverso la formazione dei pescatori per una migliore gestione del pescato, basata sul rispetto per i cicli riproduttivi delle varie specie.
Nel 1946 a Parigi nasce Yann Arthus-Bertrand, fotografo, giornalista e reporter ambientalista dei nostri giorni.
Grazie al suo reportage La Terra vista dal cielo, veniamo a conoscenza dello scempio che l'uomo sta compiendo alla Terra ma anche persone meravigliose che si adoperano per porre rimedio agli errori.
Un grazie
Un giapponese in Africa contro povertà e riscaldamento globale.
Ci sono persone che possono cambiare in bene le sorti di interi paesi. Con la loro capacità organizzativa, la loro dedizione e la loro fiducia nelle porprie idee.
Ci sono luoghi che sembrano destinati ad essere maltrattati dal destino, soggetti a catastrofi e guerre, senza trovare un momento di tregua.
Cosa può succedere se questi due opposti s’incontrano? Ve lo raccontiamo noi di Tuttogreen con la storia di Gordon Sato e del villaggio di Hargigo.
La zona di Massawa, in Eritrea, è uno di quei luoghi inospitali: il calore intenso e i numerosi acquitrini d’acqua salata rendono difficile la creazione di una semplice agricoltura di sussistenza. Il villaggio di Hargigo, appena vicino Massawa, è stato massacrato dalla carestia durante la Guerra di Indipendenza del 1961.
Per questo Gordon Sato ha deciso di eleggerlo a esempio per il suo progetto di riqualificazione: The Manzanar Project, che porta il nome del più famoso campo di concentramento per nisei (cittadini americani di origini giapponesi), nel deserto della California, in cui Gordon Sato, ragazzino, era stato rinchiuso con la sua famiglia.
Il progetto nasce nel 1987 da un’idea di questo biologo americano (ma di origini giapponesi) ed è il primo progetto low cost al mondo volto a ridurre la povertà e il riscaldamento globale assieme.
Durante i suoi anni di studi Sato aveva sviluppato un modo per generare un principio di catena alimentare a partire dai liquami, nutrimento preferito di un’alga marina particolarmente resistente al calore, la quale è, a sua volta, è l’alimento di un certo tipo di gambero d’acqua salata. Grazie a questo sistema, (la cosiddetta aquacoltura), il dottor Sato ha deciso di piantare degli alberi di mangrovia.
La mangrovia infatti affonda le sue radici nell’acqua salata ed è il nutrimento preferito di capre, cammelli e pecore. Ordinariamente, cresce solo dove si trovano elementi nutritivi in abbondanza, come azoto e fosforo. Nel corso di migliaia di anni, con la desertificazione di molte delle coste dell’Africa e del Sud-Est asiatico, floride foreste di mangrovie sono andate scomparendo e, ad oggi, si possono trovare solo in pochi siti isolati.
Il progetto prevedeva innanzitutto la fertilizzazione manuale dell’entroterra, tramite semplici contenitori a rilascio graduale (per evitare l’inquinamento delle acque circostanti), affondati appena sotto la sabbia, cosicché le mangrovie potessero svilupparsi; trasformando una costa desolata in un miracolo verde alto fino a 6 metri!
Piantare mangrovie ha stimolato la ricomparsa prima di gamberi e poi di pesci e desalinizzato il territorio. La popolazione della zona di Massawa ora non è più soggetta a carestie. Gli scarti del pesce, infatti, assieme ai semi e alle foglie di mangrovia, costituiscono mangime per capre, cammelli e pecore che, senza cibo riuscivano sì a figliare, ma non producevano il latte necessario alla crescita dei propri cuccioli (e a realizzare formaggi e latticini).
Ma non è finita qui! Si è anche avviato un principio di capitalizzazione: tutto il pescato in eccedenza oggi viene venduto, generando un guadagno in termini monetari per le famiglie del villaggio.
Dal 1987 al 2009, The Manzanar Project ha già piantato 1 milione di mangrovie. Considerando il commercio di carne, il guadagno stimato è di circa 2.000 dollari all’anno per ettaro piantato!
Ha avuto molti riconoscimenti ma continua ad essere finanziato totalmente da Gordon Sato.
Il PIL della felicità di Robert Kennedy
"Con troppa insistenza e troppo a Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò
che Può dirci tutto sull'America ma Robert Kennedy 18 marzo 1968, Università del Kansas |
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Sono passati vent’anni dalla morte di Ken Saro-Wiwa: poeta, scrittore, produttore televisivo e ambientalista nigeriano. Fu il primo a sfidare la Shell sui metodi di estrazione e trasporto del petrolio greggio nel Delta del Niger. Il primo che cercò di dar voce al popolo Ogoni – il suo, che quelle terre abita – fondando il Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (Mosop).
Il 10 novembre 1995, insieme ad altri otto militanti ambientalisti, Saro-Wiwa viene condannato a morte e giustiziato mediante impiccagione da un tribunale militare dopo un processo farsa. Chiedeva più leggi e più controlli sulle attività estrattive della multinazionale anglo-olandese, che dal 1958 stavano mettendo in ginocchio l’economia agricola degli Ogoni minacciandone la stessa sopravvivenza. Da anni si batteva contro i danni ambientali causati dalle attività petrolifere nel sud della Nigeria, ma anche contro la miseria e l’arretratezza a cui il governo nigeriano condannava il suo popolo. Era riuscito a mobilitare migliaia di persone, a bloccare la produzione di greggio della Shell. A minare il sistema di corruzione, clientelismo e autoritarismo su cui si reggeva il regime di Abacha. Una forza e un coraggio pagati a caro prezzo.
Anni dopo, nel 2009, Shell ha accettato di pagare 15 milioni e mezzo di dollari per evitare di comparire in un imbarazzante processo dinanzi la corte distrettuale di New York. La compagnia petrolifera era perseguita dal 1995 per complicità con l’ex regime militare nigeriano per quel che riguarda l’esecuzione di sei civili che si opponevano ai suoi metodi di estrazione del petrolio. Fra questi, Ken Saro-Wiva. Il gigante anglo-olandese ha dichiarato di aver accettato di regolare la faccenda per aiutare il “processo di riconciliazione”, negando però qualsiasi implicazione nella morte dell’intellettuale nigeriano e degli altri attivisti.
Insomma, la compagnia petrolifera non ha mai ammesso i crimini di cui è stata accusata né quelli di cui è ancora oggi accusata: inquinare il delta del Niger e le terre circostanti senza porvi rimedio. Dalle indagini svolte sul campo nel 2015 in quattro siti giudicati dall’Unep come fortemente inquinati – come ha raccontato la Bbc la scorsa settimana – Amnesty International ha constatato visibili livelli d’inquinamento nonostante Shell avesse dichiarato di averli bonificati. Le indagini hanno chiarito che si tratta di bonifiche inadeguate, non di nuove fuoriuscite. Il timore è che ancora una volta la multinazionale, col silenzio e la complicità del governo nigeriano, si beffi dei locali e delle loro istanze.
Durante la 70esima assemblea generale delle Nazioni Unite, lo scorso 28 settembre, il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha promesso di voler continuare ad andare avanti col suo piano di crescita sostenibile, in cui è presente anche un capitolo sulla salvaguardia dell’ambiente. I figli di Saro-Wiwa, Ken Jr e Noo, si aspettano che le promesse fatte vengano finalmente mantenute. E che l’eredità del padre non venga dispersa.
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